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All’inizio dello scorso dicembre Jean Pierre Mustier (in foto) amministratore delegato di Unicredit, ha annunciato il nuovo piano industriale 2020-2023, imperniato, tra le altre cose, sul taglio di 8 mila dipendenti, ovvero il 12% dell’organico in forze a fine 2018. In prevalenza nelle sedi italiane, che dovranno fare a meno di 5000 e forse 6000 persone, perchè verranno chiuse addirittura 450 filiali.
Ma questa è solo l’ennesima goccia di uno stillicidio di risparmi sul costo del lavoro che in quella grande banca ha comportato già il sacrificio di altri diecmila dipendenti che era stato previsto nel precedente piano industriale e la chiusura di 800 sedi solo nel territorio nazionale italiano. E il caso di Unicredit non è affatto un caso isolato.
L’agenzia di stampa economica internazionale Bloomberg, in una ricerca messa a punto proprio in seguito alla drastica decisione di Unicredit, ha sottolineato come tutte le banche europee abbiano tagliato i loro organici, dimostrando così di non essere state minimamente in grado di pianificare la fisiologica riduzione della forza lavoro che sarebbe stata indotta dal diffondersi dell’home banking e delle altre tecnologie digitali, che riducono il fabbisogno di attività umane nel settore creditizio.
Secondo l’analisi dell’agenzia, le banche europee nell’ultimo anno si dono alleggerite di circa 65 mila posti di lavoro nel settore bancario europeo. Di questi, 18 mila lavoravano in Deutsche Bank, 9 mila circa in Unicredit e 5.400 al Banco Santander.
Ma il disastro risale al 2008 quando, partire dalla crisi economica e finanziaria, in Europa il numero di lavoratori in banca è passato da 1,6 milioni di persone ad “appena” 1,3 milioni di addetti. Un’emorragia apparentemente senza fine: si prevede, infatti, che anche nei prossimi anni gli istituti di credito del Vecchio Continente continuino a licenziare dipendenti e chiudere sportelli.
5 Maggio 2020
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