Terza età & consumi
L’impatto sul Pil del Paese dei consumi degli ultra 65enni italiani avrebbe un valore stimabile tra i 323,5 e i 500 miliardi di euro, vale a dire tra il 20% e il 30% del Prodotto Interno Lordo del 2020.
A rivelarlo è il Centro Studi e Ricerche di Itinerari Previdenziali sulla base degli esiti di una survey condotta su campione di 5.000 over 50 e realizzata da Format Research per Itinerari Previdenziali e 50&Più, sistema associativo interamente dedicato al mondo della terza età.
L’indagine, ripresa da Il Messaggero, fornisce la dimensione sociale ed economica di questa fascia della popolazione. In buona sostanza a essere smentito è il luogo comune che vede gli anziani spendere la maggior parte del proprio reddito esclusivamente per accedere ai servizi sanitari e sociali.
I 65enni hanno in linea di massima una posizione familiare ed economica ormai consolidata e si trovano quindi nella maggior parte dei casi in una fase di decumulo, che li porta a “investire” quasi tutti i loro redditi in consumi o sostegni ai familiari. Anzi, sono più propensi non solo ad acquistare o usufruire di beni e servizi riguardanti la cura della persona e della salute (assistenza, farmaci e altre spese sanitarie) e rientranti quindi nell’alveo della cosiddetta white economy, ma anche in ambito ricreativo (spese per viaggi, turismo, tempo libero, strutture ricettive o di ristorazione)..
Dati demografici
“A fronte di una platea totale costituita da 27,57 milioni di over 50, gli ultra65enni rappresentano il 23,81% della popolazione italiana, pari a circa 14 milioni di persone (di cui oltre la metà donne): una percentuale destinata a salire, secondo le proiezioni Istat, al 30% nel 2035 e fino al 35% nel 2050, quando 1 italiano su 3 avrà un’età superiore ai 65 anni. L’Italia si colloca del resto ormai stabilmente tra i Paesi più longevi al mondo, con una speranza di vita a 65 anni pari nel 2019 (ultimo anno disponibile) a 19,7 anni per gli uomini e 22,9 per le donne, dunque ben al di sopra della media europea, ma che se si considera l’aspettativa in buona salute si riduce a 10,6 anni per gli uomini e 10,2 per le donne”.
Al primo gennaio 2022 il maggior numero di ultra 65enni viveva in coppia senza figli (42,1%), i Silver soli rappresentavano il 30,5%, quelli in coppia conviventi con i propri figli il 12,8%, mentre i nuclei monogenitore con figli il 6,7%.
Patrimonio e potere di spesa
Tra le evidenze più interessanti a cui giunge l’indagine vi è quella relativa al potere di spesa degli over 65.
In sintesi, dati alla mano, la terza età è l’unica classe anagrafica il cui livello di povertà è diminuito nell’ultimo decennio, così come l’unica fascia di popolazione a vedere il proprio reddito medio equivalente aumentato, di circa 300 euro, nel periodo 2006-2016 (malgrado la crisi economica) e quella meno indebitata in assoluto. In particolare, a partire dai dati Mef e Banca di Italia, il Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali stima il patrimonio medio dei Silver in 292mila euro che, moltiplicati per 13,9 milioni di soggetti interessati, portano il totale della loro ricchezza a 4.059 miliardi di euro, pari al 41,4% della ricchezza totale degli italiani.
“Scendendo ancora più nel dettaglio, di questa ricchezza 1.501 miliardi di euro sono rappresentati dal patrimonio mobiliare e 2.558 miliardi da quello immobiliare. Non casualmente, del resto, i Silver risultano rispetto alle altre classi d’età della popolazione italiana la fascia con il valore medio immobiliare più alto, così come quella più investita nell’immobiliare: l’86,7% degli over 65 vive in case di proprietà e il 27,3% ha uno o più immobili oltre alla prima casa, percentuale più elevata di tutti gli altri raggruppamenti anagrafici”.
Nel complesso, il Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali ipotizza un valore di 283,6 miliardi dello spendibile netto annuo dei "Silver" italiani, valore comprendente anche i proventi da patrimonio mobiliare e immobiliare o partecipazioni, e che ne rappresenta una valutazione oltretutto prudenziale in quanto non tiene conto dei redditi percepiti dai 705mila ultra 65enni che lavorano e/o hanno redditi diversi da quelli da pensione.
“Si tratta insomma di una patrimonializzazione importante, capace di resistere anche agli effetti della pandemia di Covid-19, e che, nei prossimi 20/25 anni, verrà in parte destinata ad ampliare i volumi dei consumi dei Silver e in altra parte trasferita a figli o parenti oggi over 40, incrementando ulteriormente il valore complessivo della Silver Economy del nostro Paese".
7 Luglio 2022
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